Gonartrosi e medicina rigenerativa: la nuova frontiera

Pubblicato il 16 Aprile 2021

L’artrosi del ginocchio, o gonartrosi, è una malattia degenerativa che interessa la cartilagine femorale e tibiale, il cui graduale consumo denuda l’osso sottostante, provocando nel corso degli anni gonfiore (dovuto alla perdita dei condrociti che riassorbono il liquido sinoviale), dolore e rigidità durante il movimento. Tutto ciò determina un rilevante impatto sulla qualità della vita. 

Spesso, negli stadi avanzati della malattia, è necessario intervenire con un trattamento chirurgico protesico per sostituire l’articolazione danneggiata. Tale tecnica scoraggia molti pazienti a causa dell’invasività del trattamento, soprattutto quelli più giovani con alta esigenza di movimento. Per questa ragione, gli ortopedici specializzati offrono, da qualche anno, un approccio terapeutico molto innovativo ma soprattutto poco nvasivo per consentire al paziente di riacquistare con soddisfazione la propria funzionalità motoria.

La cartilagine è un tessuto che difficilmente può ripararsi da solo a seguito di un danno, a causa dell’assenza di vascolarizzazione. Per sopperire a questo difetto, la medicina rigenerativa sfrutta il potere rigenerativo delle cellule staminali mesenchimali autologhe per la riparazione dei tessuti danneggiati.

Le cellule staminali mesenchimali sono una popolazione di cellule staminali adulte, immature e indifferenziate accessibili da diverse fonti, tra cui tessuto adiposo, un tessuto facile da prelevare mediante una piccola liposuzione. Le cellule mesenchimali, derivate dal tessuto adiposo, svolgono un’azione trofica, che consiste nella produzione di fattori di crescita e citochine per indurre la migrazione, la proliferazione e il differenziamento cellulare, assieme ai processi di angiogenesi e di controllo dell’infiammazione.

Tuttavia, la normativa prevede che cellule e tessuti, una volta prelevati, non debbano uscire dalla sala operatoria ed essere manipolati il meno possibile. Questo limite rappresenta, in realtà, un vantaggio, ovvero quello di mantenere intatta l’architettura della nicchia vascolo-stromale (il cosiddetto “habitat” delle cellule mesenchimali) e le proprietà meccaniche del tessuto adiposo, in grado di proteggere le articolazioni danneggiate. 

L’impiego del tessuto adiposo autologo nel trattamento dell’artrosi del ginocchio permette al paziente di ottenere significativi miglioramenti come: riduzione del dolore e dell’infiammazione, recupero della funzionalità articolare e possibilità di svolgere attività fisica. Il tutto a seguito di un semplice intervento che dura meno di un’ora, in cui il paziente si sottopone a un piccolo prelievo di grasso che viene subito processato all’interno della sala dell’intervento con dispostivi medici dedicati e immediatamente infiltrato nell’articolazione lesa.

Subito dopo la terapia, il paziente può camminare liberamente senza l’ausilio di stampelle e, dopo i dovuti accorgimenti riabilitativi, tornare anche a svolgere attività sportiva.